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venerdì 28 marzo 2008

I RACCONTI DI PEZ: la Barbie


"mamma, c'è il sole. posso giocare in balcone?"
Un balcone piccolo ma un piccolo nido. sul pavimento mattonelle bianche con minuscole macchiette nere. non aveva la ringhiera ma il muro. era un fortino dove nessuno poteva vedermi. Nulla poteva cadermi giù, dal sesto piano.
"si. ma prima va pulito"
"faccio io, daiii"
Ricordo ancora l'odore piacevole ma intenso di quel detersivo color rosa shocking.
"attenta a non far gocciolare giù, sennò al piano di sotto si lamentano"
E poi giù. finalmente tutti i giocattoli erano in terra in un mucchio colorato da sbrogliare. Indiani della Playmobil ed i loro cavalli. I tipì di plastica. Adoravo gli indiani. già allora li vedevo come povere vittime della storia. Gli animali della savana. I preferiti erano pochi. Il gorilla, nero e incazzato. La leonessa ed il leoncino. Fieri. E poi ci capitavano in mezzo un cervo, il lupo, dei piccolissimi pulcini di un materiale morbido, piacevolissimi al tatto. Ma soprattutto sotto i denti da ciancicare. Personaggini di un asilo. Scolari, maestra, banchi, lavagna. Anche i loro giochi per la ricreazione. Perché che scuola sarebbe senza ricreazione! Lo scivolo. L'altalena. Tutti quei personaggini piccoli piccoli fatti con l'uncinetto regalatomi da Andrea. Chissà come ho fatto poi a perderli. E dove. Ci sono rimasta così male. Profondamente male. Come quella volta che eravamo in vacanza non so dove e mi comprarono Capitan Harlock e Bambi di quelli di gomma con dentro il fil di ferro. Ero innamorata di Capitan Harlock. E mi piacevano quei giochi nuovi a tal punto da volerci dormire assieme la stessa notte. La mattina.. spariti! Dove cazzo fossero finiti è ancora un mistero per me. La cosa più triste è che dovevamo partire la mattina stessa per tornare a Roma. Il destino a volte è veramente funesto. Ed è incredibile come si perdono sempre quasi soltanto le cose più care. Poi quella volta al mare. In spiaggia. Allo stabilimento delle poste dove andavo sempre con nonna. Mia cugina m'aveva da poco regalato una delle sue Barbie. Non ero di quelle che adorava le Barbie. Forse più Big-jym. Però quella Barbie era speciale. Chissà perché. Di fatto non la ricordo. Ma era sicuramente speciale. Giocavo in spiaggia con amichette conosciute lì per lì ed io orgogliosa giocavo con la Barbie nuova. Che poi nuova non era. Ma per me era come se lo fosse e la mostravo fiera perché la ritenevo mia dopotutto, non poteva essere di nessun altro. Era mia. Quella meravigliosa Barbie che i miei forse non potevano permettersi o non volevano permettermi.. ora era mia. Per sempre. Insomma forse ne ero così orgogliosa che ho attirato troppo l'attenzione. Ma ero molto ingenua. Mi ricordo di aver notato un interessamento particolare verso la mia bambola da parte di una delle bambine con cui giocavo. Ma mai avrei immaginato. Poi finiti i giochi si va in piscina e li ripongo nella cabina senza aprirla. Li tiro dentro da sotto la porta. Morale della favola quando con nonna rientro in cabina la Barbie non c'era più. Il resto dei giochi si. Solo lei era sparita. Me l'ha rubata. Ne sono sicura. Ero impotente. Ero derubata. Delusa. Sapore amaro. Dolore. Mi sentivo stupida per essermi fidata. E che male quando nonna mi portò via dal mare senza la mia Barbie. "così impari a stare attenta delle tue cose ed impari a non fidarti"

1 commento:

spino ha detto...

Io ho conservato parecchi giocattoli della mia piccolitudine... Mio padre malediva questao mio attaccamento, e tirava giù santi e madonne ad ogni trasloco.

Oggi, con un nipote logorroico e da sempre del periodo del "perchè", credo ringrazi il cielo per quegli scatoloni pieni di ogni ben di dio (uno qualsiasi) :D