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giovedì 29 maggio 2008

I RACCONTI DI PEZ: 24 aprile bagnato

Posso affermare senza alcun dubbio che questo sia un aprile particolarmente bagnato. Piove da giorni. Forse da settimane. O addirittura da mesi. E quasi senza sosta. Sembra che duri da anni. Non staremmo mica diventando un paese tropicale a clima monsonico? Ci manca la barriera corallina purtroppo. La pioggia incessante non è così terribile come si possa pensare. La pioggia è vita. È pulizia. E mi piace l’effetto dei colori saturi dati dal cielo plumbeo. Mi fa pensare all’Inghilterra, alla Scozia. Ai paesi del nord Europa. Così semplici, fiabeschi, civili. C’è un non so che di minimalista nei paesaggi nordici. E poi mi fanno sognare Elfi, Fate, streghe. E mi viene in mente il libro delle Fate che mi regalò Franco, l’architetto, alle elementari. È stato uno di quei libri che m’ ispirò per decenni. Illustrazioni realistiche ma fantastiche. Quante volte l’ho sfogliato. Quante volte ho sognato di incontrare una Fata o di essere un’ Elfo.
Per Ale invece non è così. Lui è meteoropatico. Un giorno di pioggia basta a farlo sentire depresso. Non sa leggere l’altra faccia della medaglia. Lo dico sempre che c’è il lato positivo in ogni situazione. Basta cambiare prospettiva.
- Oddio! i panni stesi -
Esco di corsa in balcone a ritirare il bucato e l’odore di terra umida mi invade i sensi.
- Devo ricordarmi di comprare l’ammorbidente. È quasi finito. Lo scriverò sul frigo -
Un lampo. Sento sulla testa enormi goccioloni freddi, lenti, pesanti, cadono con vigore. Ecco. Tuona. Meglio finire in fretta e chiudere la finestra, con la mia bronchite! E neanche il tempo di finire la frase che un brivido mi scorre lungo la schiena. Un colpo di tosse. Mi scuote il petto e l’anima.
Preparo una tisana calda. Si, è decisamente clima da tisana, da camino acceso, da bagno bollente con idromassaggio incluso. Se non fosse che stamattina ho già fatto la doccia.. pigra. Monica sei pigra.
Eppure è primavera. Me le ricordo più calde ed assolate però le primavere. I primi gelati. Enormi gelati. Quando ero piccola spendevo ben 200 lire per un cono gelato enorme. All’inizio c’erano solo pochi gusti: fragola, limone, pistacchio, cioccolata. Non credo altro. O forse fior di latte. Non ricordo con precisione. La scelta di certo era limitata.
- Per me fragola e pistacchio -
- vuoi la panna? -
- si si -
La panna non può certo mancare. L’unico neo è l’odore sgradevole di latte rancido che ti lascia sulle labbra, sui baffi. Ma era risolvibile con un bel pezzo di pizza al taglio. Margherita. Adoro il salato dopo il dolce. Vicino alla mia gelateria preferita, su via Tuscolana (lato Upim), c’era una pizzeria da asporto. Piccola. Salivi tre gradini. Un profumo. Dovevi fare la fila. E quando arrivava il tuo turno eri emozionato. La pizza era fantastica. Non troppo fina e non troppo alta, crocchiante e leggera, un pochino abbrustolita sulla crosta e ricolma di mozzarella filante. Non potevi fartela piegare in due ed incartare sennò ritrovavi la mozzarella tutta ammucchiata in fondo al cartoccio. Dovevi mangiartela stesa. Aperta. E mi bruciavo spesso il palato per ingordigia. Fantastica. Ma era sempre un dramma quando per merenda mi costringevano a scegliere tra il gelato e la pizza.
- Tutte e due No. o la pizza o il gelato. Scegli. Sennò poi diventi cicciona. -
Caspita che dilemma. Ma io faccio nuoto tre volte la settimana. Non divento cicciona. Uffa. E se sceglievo il gelato poi passavo sconsolata vicino la pizzeria. Se sceglievo la pizza avevo sete e una voglia irrefrenabile di gelato. Poi all’improvviso sempre su via Tuscolana ha aperto una gelateria enorme che mise in vendita gusti nuovi e incredibili. Forse ancora è lì. Iniziò una nuova era per il gelato. Che festa. Ma forse era anche l’inizio delle cartine ed il gelato pian piano perse il suo meraviglioso sapore artigianale. Aumentarono i prezzi. Un cono 500 lire. E pian piano col tempo le dimensioni diventavano più misere in un gioco capitalistico per me incomprensibile. Assaggiai gusti nuovi come zabaione, puffo, mora, fico, un’esplosione di sapori. Un’esplosione di coloranti chimici. Finché un giorno grazie all’ordinazione di un’amica scoprii cosa significasse “doppia panna, sotto e sopra”. Cacchio, a saperlo prima. Mi sono persa anni di doppia panna. Da quel giorno usai questa frase per anni. E la mia primavera diventò la stagione dal cono gelato con doppia panna. E la pizza per un po’ passò al secondo posto.
Ad Aprile poi avevo il mio solito calo nell’apprendimento. Soprattutto in fase adolescenziale. La voglia irrefrenabile di uscire, di giocare. Di flirtare ed innamorarmi anche solo per un giorno. Andava sempre così. Dopo la pagella del primo quadrimestre tornava a galla la mia pigrizia, il mio rifiuto alla scuola, alle regole. E poi disegnavo, disegnavo, disegnavo. Incessantemente, su qualsiasi supporto. Come si fa a iscrivere a Ragioneria una bambina che è portata per le lingue e per l’arte? Una bambina che disegna sempre su qualsiasi cosa dall’asilo. Anche sulla carta-igienica, sul banco in classe, sul muro, sui sassi, sui jeans, sui libri di scuola, col cibo nel piatto.
- non si gioca col cibo ! -
- uffaaaaaa -
- e stai dritta a tavola sennò ti viene la schiena storta -
- siiii -
Ho la scoliosi. Seppur ho passato anni ed anni a nuoto.
Bisognerebbe incitare i propri figli e nipoti a sviluppare le proprie qualità, a seguire l’istinto, i sogni. Bisognerebbe aiutarli ad accrescere la propria autostima invece di sgretolarla. Ed a pensarci oggi, era così evidente il mio disagio infantile ed adolescenziale. C’erano tante piccole avvisaglie. C’erano così tanti motivi. Con il corpo, con i disegni, con i miei stati d’animo io dicevo: “basta! Risolviamo questi problemi. Ascoltatemi. Amatemi” E sarebbe stato così facile leggere le mia urla mute di dolore, le mie richieste, i miei bisogni. Sarebbe stato facile comprenderli e poi affrontare la situazione. Come hanno fatto a non accorgersene. Hanno solo chiuso gli occhi deliberatamente. E’ stata una scelta anche se incosciente. Non si può chiedere ad un bambino o un adolescente: “perché sei nervoso, perché sei infelice, perché sei ribelle e arrogante”. Bisognerebbe lasciare le spiegazioni e le domande agli adulti visto che a quella età non si hanno le risposte, non si è a tal punto padroni delle parole per spiegare i concetti interiori, le emozioni. Si soffre e non si riesce ad esprimere il dolore in parole concrete, sensate. Soprattutto ai propri carnefici, soprattutto ai propri idoli. Hanno preferito tapparsi gli occhi. Probabilmente solo per non mettersi in discussione, per non affrontare le proprie paure e fantasmi. E’ dura farlo. Per tutti. Perciò è un atteggiamento sicuramente comprensibile ma non giustificabile. A pensarci ora mi pervade un senso di tristezza e di tenerezza per la piccola Monica. Allora invece c’era in me una rabbia cupa, odio, senso di impotenza, dolore sordo, intenso, costante. Era difficile. Non ero spensierata. Devo essere grata alla mia fortuna, alla mia forza, all’arte, al mio interessamento per la psicologia, alla mia capacità di autoanalisi. Solo per questo oggi sono quello che sono. E ne sono orgogliosa. Io ho voluto spezzare la catena. E credo di avercela fatta. O quasi. Perlomeno ci provo, mi sforzo. Ma questa è un’altra storia.
Sorseggio la mia tisana. Mi affetto uno spicchio d’ananas. Dolcissima. Rinfrescante.
- ciao, che fai? -
- cerco un contenitore per spurgare le vongole -
- vongole? uhhh. Che bravo il maritino! Hai acquistato le vongole? Buoneeeee -
- eh si. Ci facciamo gli spaghetti alle vongole stasera. Ma non riesco a trovare un contenitore. Devono spurgare per due ore e se cominciavano già da ora era tanto di guadagnato. -
- umh. Mi ricordo di uno di quei contenitori verdi con il tappo a chiusura ermetica... -
- Cerco proprio quello. -
- era sotto il bancone. Cerca un po’ !?! -
- ma già c’ho cercato lì... -
- ricerca. Daiii. Sono sicura di averlo visto lì. -
- aspetta -
- si -
Intanto sorseggio la tisana quasi finita e ormai fredda. Quasi quasi accendo il condizionatore per riscaldare un po’ l’aria. Il termostato indica 18° e 2. La temperatura è alta. Eppure sento freddo. Sarà la bronchite, gli antibiotici. Sarà la mancanza di sole. O forse il maglione troppo leggero.
- l’ho trovato! Era sotto il bancone come dicevi eppure prima non l’avevo visto -
- bravo. Cosa faresti senza di me... ahahah -
- già. ora però ho da fare -
- ok, a dopo -
Accendo la tv sul canale MTV che mi tiene compagnia con i video musicali ed intanto gioco al pc.

1 commento:

Anonimo ha detto...

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