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sabato 18 settembre 2010

basta col bruciare le nostre vite!!!! ricicliamo.

Vivere vicino ad una fonte di emissione di mercurio,quale una centrale a carbone o

un inceneritore, aumenta il rischio di aborti spontanei, di malformazioni nel feto e di

autismo nei bambini




Articolo segnalato dal dottor Marco Caviglione (dal sito www.savonaeponente.com):




"Uno studio recente effettuato dalla University of Texas Health Science Center

(San Antonio, Texas, USA) e pubblicato sulla nota rivista Journal Health & Place,

ha messo in evidenza la presenza di un rischio statisticamente significativo tra la quantità

di mercurio emesso da una fonte industriale d’inquinamento e l’incremento d’incidenza

dell’autismo nei bambini che vivono nel territorio circostante.

I risultati di questa ricerca coincidono con quelli di numerosi altri studi che confermano l’elevata

quantità di mercurio presente nelle piante, negli animali e negli esseri umani che vivono vicino a

una fonte di emissione di questo elemento. Il prezzo che i bambini pagano è sicuramente il più alto.
Infatti, l’esposizione anche a dosi estremamente basse di numerosi inquinanti quali

il mercurio, quando avviene durante quel periodo critico di formazione e sviluppo del

sistema nervoso, in soggetti geneticamente predisposti, può aumentare il rischio di gravi patologie

quali l’autismo.
(fonte I.S.D.E., MEDICI AMBIENTALISTI)"

PER LEGGERE L'ARTICOLO IN INGLESE IN PDF: http://archivioimpolverato.googlegroups.com/web/Mercurio.pdf?gsc=S5v7_QsAAADvxa_WH0fSdze9ERLUFrdb

..inoltre, un altro articolo scritto da Patrizia Gentilini Presidente dell'ISDE di Forlì :



"vorrei portare a conoscenza dei lettori quanto emerso da un studio epidemiologico di recente pubblicato
(Occup Environ Med 2010; 67, 493-499), condotto in Francia e riguardante l'insorgenza di malformazioni
al tratto urinario in bambini nati da madri esposte prima del concepimento o nelle primissime fasi della
gravidanza ad emissioni di impianti di incenerimento di rifiuti.
Lo studio ha identificato 304 casi di malformazioni di questo tipo diagnosticate nel periodo 2001- 2003
nel sud est della Francia ove sono attivi 21 inceneritori ed ha evidenziato, entro 10 km dalla fonte ed in
base all'esposizione a diossine calcolata su un modello di ricaduta, un rischio di insorgenza di malformazioni
variabile da tre a quasi sei volte l'atteso.
I danni che gli inceneritori provocano sono ormai indiscutibilmente riconosciuti; nello studio di Coriano,
condotto in prossimità dei due inceneritori di Forlì ed ormai ben noto ai cittadini forlivesi, non sono state
purtroppo indagate le malformazioni; tuttavia, nella popolazione femminile esposta nel livello sub-massimale,
il più popolato, si è avuto un incremento del rischio di abortività spontanea del 44%.
Malformazioni ed abortività spontanea sono eventi strettamente correlati in quanto quest’ultima riflette
l'azione nociva sull’'embrione e sul feto delle sostanze tossiche cui la madre è esposta e che, qualora non
si arrivi all'aborto, può esitare in malformazioni.
Comunque, sempre dallo studio di Coriano si documenta, nel livello di esposizione citato e nelle sole donne,
un aumento di ricoveri per: malattie renali (oltre il 200% ) infarto, infezioni respiratorie, scompenso cardiaco
ed un aumento di morte per tumori (stomaco, colon retto, polmone, sarcomi, linfoma di Hodgkin, vescica,
cervello, leucemie) e, complessivamente, nell'intera area esaminata si sono contati ben 116 decessi oltre
l'atteso fra le donne nei 13 anni presi in esame e nel raggio di soli 3.5 km.
Tutto ciò non deve stupire se si pensa che nelle emissioni di questi impianti, nonostante l'utilizzo di tecnologie
adeguate, sono comunque presenti inquinanti di ogni specie (dal particolato, ai metalli pesanti, alle diossine):
i veleni rimangono tali anche alzando i camini o aumentando la velocità di espulsione dei fumi e di veleni ne abbiamo già troppi!
Tuttavia, ancor più interessante dello studio stesso, è però l'editoriale che compare nella rivista in cui questo
è pubblicato ed in cui il Prof David Kriebel dell’Università del Massachutes afferma ciò che ormai da anni in
tanti andiamo dicendo e cioè che questi impianti, oltre che immettere fumi in atmosfera, producono ceneri
tossiche che da qualche parte vanno collocate, contribuiscono al riscaldamento globale e, soprattutto,
ostacolano il diffondersi di pratiche molto più virtuose quali la riduzione, il recupero/ riciclo perché una
volta che questi impianti costosissimi sono stati costruiti, i gestori vogliono avere garantita una sorgente
continua di rifiuti per alimentarli.
A noi cittadini forlivesi sarà offerta, con l’inizio della raccolta porta a porta, una grande ed imperdibile
occasione: dove questo metodo è stato applicato con serietà ha dimostrato di portare da subito ad una
diminuzione consistente dei rifiuti e all'incremento della quota di riciclo: anche a Forlì sarà così,
perché così è scritto negli accordi e dobbiamo solo vigilare perché quando mancherà il combustibile non
si cerchino scorciatoie per continuare a bruciare."

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