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sabato 25 ottobre 2014

Vedo mio figlio e cambio idea sull'affido.

Dopo tantissimi mesi oggi siamo tornati a far visita alla casa famiglia dove è cresciuto mio figlio per vari anni.
Prima non era pronto, ora si.
In genere è un bene mantenere i contatti, quando possibile, con chi ha accudito e cresciuto tuo figlio per tanto tempo. Le educatrici e quel luogo fanno parte di un passato importante della sua vita che non può essere cancellato, ma rivissuto, digerito in un percorso di consapevolezza seppur a tappe lentissime. Non dimenticare significa ricordare da dove si viene, comprendere la propria identità. Insomma, senza che mi dilungo troppo nel perché ritengo opportuno e importante un "ritorno" breve nel luogo dove i bimbi adottivi sono stati accolti e cresciuti dopo esser stati abbandonati, vado al dunque.
Per la prima volta mio figlio ha reagito come un ometto e si è liberato l'animo. Era molto emozionato. Silenziosamente con gli occhi quasi lucidi si è riguardato i luoghi, ha abbracciato le educatrici che l'accudivano, ha giocato per ore dove prima giocava ogni giorno. Tutti i bimbi con cui è cresciuto sono stati adottati (tranne uno che però gli è concesso un affido temporaneo breve e non c'era) per cui non ha incontrato i suoi amici/fratelli, ma sapeva il perché. E li rivedrà domani ad un compleanno.
Quando siamo andati via era triste, cercava il nostro appoggio e conforto con chiaro comportamento di chi prova emozioni forti che non sa spiegare finché a un certo punto, lui che parla male e poco ... lui che ha 6 anni ma è come ne avesse 3, ha detto "quel posto mi manca" ed è scoppiato in un pianto senza lacrime. Un pianto sommesso di malinconia, nostalgia, dolore interno. Un lamentio di pancia.
Lo abbiamo coccolato e seppur ci faceva tenerezza per il grosso peso che deve portare nel suo piccolissimo cuore, eravamo felici perché finalmente è consapevole dei suoi sentimenti, del suo nuovo "essere e vivere" e del suo "essere stato".
E' stato un pomeriggio fondamentale.
Gli abbiamo promesso che torneremo ogniqualvolta lo desidererà. Ci ha abbracciati forte.
Una grandissima conquista.

Detto questo, in casa famiglia c'erano attualmente solo 5 bimbi tutti piccolissimi. E uno di questi ha 8 mesi, è nato prematuro ed è entrato in casa famiglia a soli 2 mesi di vita ... Dio mio, avrei voluto portarlo via in quell'istante. Una meraviglia di cucciolo.
Distrugge il cuore saperli lì. Non so come descrivere ciò che abbiamo provato e che proviamo ogni volta che varchiamo quella soglia e vediamo tutti quei bimbi cercare una mamma e un papà con gli occhioni spauriti.
Eppure vi assicuro che è una delle case famiglie migliori ... ma non è una famiglia.
Quanto dolore devono portarsi dentro questi cuccioli. Più grande di loro. Più grande anche di un adulto.
E allora dopo aver conosciuto e vissuto la storia di mio figlio e aver visto le varie altre storie di questi cuccioli, sono arrivata alla conclusione che per questi bimbi "parcheggiati" nelle case famiglie per anni anche un affido temporaneo farebbe tantissimo, darebbe speranza, amore e cure materne, instillerebbe il concetto "famiglia" seppur per breve tempo.
Logicamente l'affido non è per tutti: bisogna in quanto genitori affidatari essere sempre consapevoli che quel bimbo non sarà mai nostro figlio. E ciò è duro, forse x taluni impossibile.
Ci si può considerare degli zii che guidano, che danno amore, che sono un riferimento educativo ed emotivo, ma che non sostituiscono un'eventuale padre/madre. Il momento del distacco è sicuramente comunque devastante, ma in genere nell'affido la Legge stabilisce e permette una frequentazione col bambino anche dopo.
E non è devastante per il bambino? Ecco qui il discorso è ancora più complicato. Per mia esperienza e per ciò che ho visto finora dico "no, non lo è. anzi.".
E' logico che un po' ogni caso è a sè, ma in genere posso dire che i bambini abbandonati e senza cure/affetto della mamma o di una figura che la sostituisca in qualche modo è come se entrano in una sorta di depressione infantile: non fanno progressi, non fanno le tappe evolutive, si lasciano andare alla sola sopravvivenza fisica. il più delle volte non sviluppano neanche il proprio quoziente intellettivo. Questo finché non vivono con una famiglia.
Appena entrano in una famiglia (seppur il passaggio è devastante e li terrorizza) fanno passi da gigante, ricominciano a lavorare su sé stessi, a sperare, a vivere e migliorare in tutti i campi. Non so se riesco a spiegare.
Quindi, un punto di riferimento familiare seppur temporaneo è provato che dà tanto ad un bambino abbandonato o che vive in famiglie difficili. Ora la penso anch'io così.

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