www.monicapezzoli.it

venerdì 21 marzo 2014

Due mamme allo specchio: le doglie

ecco qui di seguito il nostro (mio e di Rosamaria) nuovo articolo della rubrica "Due mamme allo specchio" pubblicata su mammachemamme.org.
Questa volta parliamo di doglie, ma come sono le doglie di una mamma adottiva?
Seguiteci e ne leggerete delle belle, i nostri articoli escono di venerdì ogni 15gg.

Finalmente eravamo seduti lì. Davanti a noi i due Giudici onorari, alla mia sinistra il Tutore legale, suor M poi la psicologa del GIL, dietro di me un'assistente sociale praticante Tutore. Sei giorni infiniti in attesa di questo momento. I Giudici ci parlavano, ci chiedevano, ci scrutavano. Noi, l'unica cosa a cui riuscivamo a pensare era “dateci una sua foto, vogliamo vedere nostro figlio”. Passava il tempo e scalpitavamo.

Il mio utero si stava aprendo pian piano. Finalmente suor M mi passa orgogliosa una foto di te. In quel momento mi pervade il terrore. E se per qualche strano motivo non ti riconoscessi? E se tu fossi senza il naso? E se al posto di un occhio avessi un orecchio? In un nanosecondo il mio sangue raggelò. Iniziano le doglie.

Guardo il tuo volto per la prima volta e scoppio in lacrime. Il tempo di togliere gli occhiali e scritare velocemente con lo sguardo annebbiato dalle lacrime il tuo faccino, il tuo sorriso, i tuoi occhi neri profondi, le tue guanciotte paffute, … passo la foto a tuo padre per permettergli di goderne anche a lui mentre io strombetto il mio naso in un fazzoletto di carta. Il pudore aveva ceduto ai sentimenti, alle doglie che si ravvicinano sempre di più. Sempre più intense. Ecco, sei tu. Siamo storditi, felici, confusi, impauriti … chissà da che. Forse le emozioni sono troppo forti.

Da quell'istante in cui abbiamo visto la tua foto nulla è stato più chiaro. Ci hanno fatto firmare i documenti dell'abbinamento, del collocamento provvisorio. Ci hanno trascinati in Cancelleria per ritirare il Decreto. Suor M ci ha “rapiti” per venire subito a conoscerti. Ora? Ma non dovevamo solo vedere una foto? Ma … non eravamo pronti! Mentre camminiamo verso l'auto suor M ti telefona “...sai con chi sto? Con mamma e papà e fra un po' vengono a conoscerti! Sei contento?”. E tu ridevi, ridevi, ridevi di gusto. Poi mi ha passato il telefono e l'unica cosa che siamo riusciti a dirci è “mammaaaa!?!
“si, sono mamma e fra poco veniamo da te amore”.

La tua era una vocina così piccola. Suor M vuole passare il telefono anche a papà, ma lui è così spaventato che a primo impatto scappa. Poi torna e parla al telefono. Non ricordo cosa vi siete detti, ma eravamo tutti troppo emozionati per riuscire a fare frasi composte. Queste erano vere doglie, sempre più frequenti, sempre più dolorose. Accompagniamo suor M alla casa famiglia, tu tornerai più tardi dopo la scuola. Abbiamo giusto il tempo per mangiare un boccone, per l'ultima volta da soli. Ci rifocilliamo con le teste vuote, le mani sudate, il cuore che batte all'impazzata. Ecco le mie doglie distruggermi il viso di felicità.

Alle 15;10 partorirò.


Monica Pezzoli, mamma di cuore




E siamo alla 40 esima settimana. Lei si e tu? Abbiamo fatto passare anche Pasqua e Pasquetta per la gioia di ostetriche e ginecologo ma di contrazioni e voglia di venir fuori neanche il lontano sentore. Comincio ad innervosirmi...

Ho una pancia enorme, fatico a muovermi e tu invece sembri organizzare le olimpiadi 2014 con tutte le discipline più atletiche dentro il mio utero.

Ho voglia di vederti, figlia mia, di abbracciarti, di capire come sei fatta! Se hai i capelli scuri come in quel sogno a cui mi aggrappo quando la mia curiosità diventa fastidiosa pure per me.

Decidiamo di andare in clinica per un controllo: 40 settimane +2 giorni. Il cuoricino ti batte forte e mi consigliano di rimanere la notte lì per precauzione ma mi "rassicurano" che ancora non è ora che tu nasca.

Ma io sento che qualcosa di diverso sta succedendo al mio corpo. Sento che non vuoi più stare dentro di me e ho paura. Paura che succeda qualcosa di brutto, paura di non farcela, di non essere all'altezza, paura di non riconoscerti.

E l'una e quaranta. L'ostetrica è andata via da un pò, augurandomi la buona notte quando una sensazione fortissima mista a dolore e calore mi pervade: si sono rotte le acque. Non me lo aspettavo: vado in panico perché è qualcosa che non riesco a controllare almeno all'inizio e comincio mettere in pratica tutti gli esercizi sulla respirazione del corso preparto. Mimmo mi tiene la mano, ha paura anche lui ma fa il forte, mi abbraccia, mi accarezza e mi rassicura dicendo che tra poco ti avremo fra le braccia.

Cominciano le contrazioni, sempre più forti. Passeggio per il reparto e comincio a gestire il dolore. L'ostetrica mi aiuta e proviamo tutte le posizioni per farmi stare meglio, ma il mio unico pensiero sei tu piccola. Chiedo sempre se il tuo cuoricino batte forte, mi chiedo se veramente sei pronta per affrontare questo mondo, se fuori da me riuscirò a proteggerti.
Passano 7 ore: sono distrutta. Mi si sono ridotte le contrazioni sia per intensità che per frequenza e adesso la paura è al picco più alto. Comincio a dubitare di me e chiedo aiuto: guardo ostetrica e ginecologo e grido: io non sono in grado di far nascere questa bimba, aiutatemi! Ma loro mi sorridono e mi dico: certo che ce la fai! Anzi sta per nascere. Il dolore è accecante: non riesco a rendermi più conto di dove sono, so solo che vuoi uscire e che io sto per diventare un'altra mamma...quella che potrà toccarti!

Rosamaria Marino, mamma di pancia



Nessun commento: