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lunedì 14 maggio 2007

I RACCONTI DI PEZ : " Un giorno di Luglio 2001. "

Un giorno di Luglio 2001.
Senza dubbio Alessandro e’ un uomo impossibile.
E’ da almeno cinque mesi che non mi sento così vuota e stanca. Sopraffatta dall’ansia oziavo sul letto disfatto, caldo, circondata da mozziconi di sigarette, cuscini di piume d’oca accartocciati, libri incominciati e non terminati, fogli scarabocchiati, e Martino. Il sole, con il suo raggio pungente, illuminava la stanza. Mi infastidiva. Ero in uno stato di trance, in un pozzo senza fondo. Mi odiavo per questo.
Il problema e’ che sono una persona passionale e istintiva. Troppo sensibile per gli altri. Riesco a vivere gli eventi con il corpo intero, con le mie cellule ed il mio spirito finché non arrivo al punto di averne abbastanza. Solo allora scelgo un’altra strada.
Anche ora il ciclo si ripete inesorabile. Ma forse è proprio questo che mi salva l’anima dal rimpianto, e divento grande.
Piccolo dolce Martino che mi coccoli con la tua presenza riservata senza ferirmi, senza richieste.
La televisione accesa su chissà quale canale che faceva eco nella stanza caotica, come per dimenticare una solitudine forzata.
Alessandro invece, lui si che sa sempre dominare le emozioni. E’ cosi rigido con sè stesso che a volte non sa neanche cosa sente.
Avevo deciso che era ora di reagire, almeno per oggi. Avevo ancora la bocca impastata dalle notti passate sveglia, dal fumo, il mal di testa che mi alienava. Indossavo la sua canottiera da tre giorni. Il suo odore sulla mia pelle. Era quasi svanito del tutto. Una doccia fresca per rinascere. Per risvegliarmi dall’oblio.
Nella mia passionalità sono sempre comunque riuscita a mantenere una lucidità invidiabile, ad avere percezioni sensoriali al di fuori del comune. Avevo imparato a conoscere l’anima delle persone guardandole semplicemente un istante negli occhi.
Spesso avevo problemi con il mio uomo per questo. Sentivo ciò che pensava molto prima che lui stesso avesse la consapevolezza di pensarlo.
Voglio sentire la sua voce anche per un solo istante tanto ne sto già uscendo.
E intanto componevo il numero.
Lui era capace di far finta di nulla quando si trattava di risolvere problemi o esprimere emozioni. Mi amava ma non l’ammetteva a sè stesso. La sua incoerenza e cinismo mi toccavano dentro come uno scalpello affilato su una lacera corda tesa. Mi piaceva sentire la sua essenza lottare per mostrarsi a tutti i costi duro, distaccato, indifferente. Si concedeva scorbutico e freddo. Sapeva nascondere le frasi toccanti dietro una coltre di parole e atteggiamenti strafottenti. Non riusciva ad essere leale con se stesso. Ma era un bambino fragile ed innocente nel suo profondo. Da me si faceva contagiare e domare a volte. Allora era mio. E sentivamo il Paradiso.
E intanto componevo il numero.
- Pronto!?! ..Ale sei tu?
- Si, ciao Monica.
Amo il suo modo composto e sicuro di rispondere al telefono. E’ una certezza profonda sentire che lui e’ lì, col suo solito carattere impossibile, che nulla e’ mutato anche ora. Ritrovarlo come sempre.
- Come stai?
- Abbastanza bene dopotutto. Anche se sento la tua mancanza. Tutto mi parla ancora di te.
- Lo vedo, mi chiami spesso.
- Volevo sentire la tua voce un’ultima volta. Sai, ho deciso di reagire. Da ora. Ti disturbo?
- No. Mi fa piacere che chiami. Anche tu mi manchi. Aspetta ad allontanarti.
- Che fai stasera?
- Niente di importante. Tu?
- Neanch’io.
- Vorrei parlarti. Ho pensato molto a noi ed ho deciso.
- Ah. Ti aspetto a casa..
- Ok. Arrivo.
- Tutututututu..
La sua voce calda e calma mi ha tranquillizzata. Ora sono piu’ forte.Lascio cadere nella ciotola un po’ di croccantini per Martino e accarezzandogli il muso gli dico: STASERA TORNA PAPA’.

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